venerdì 17 dicembre 2010

Il Conte di Carmagnola e la Cenerentola di Prokofiev saranno mica parenti?

Accade dunque che per motivi vari che non sto qui a spiegare - ero sulle tracce di un misterioso tesoro nascosto, guardate un po', nella ridente cittadina di Carmagnola, in provincia di Torino. Io non sapevo che lì vi fosse un Conte - chissà se scapolo - ma ora lo so. Un amico doveva venirmi a prendere alla stazione, ma non si fece vedere, così mi preparai alla camminata. Attraversai il locale mercato del bestiame - a giudicare dal regale odore che si diffondeva ad ogni mio passo - e faceva veramente freddo. Siccome non avevo la più pallida idea di dove fosse il mio rifugio per quella notte, chiesi la strada a due ragazze con un cane. Ora, mi è stato spesso detto che sono antipatica, arrabbiata e scortese - dunque un pessimo elemento. Eppure, nonostante questa odiosità che mi esce  da ogni poro, una delle ragazze si offrì di accompagnarmi al mio rifugio - un b&b poco fuori città. Dicono che im piemontesi siano "falsi e cortesi", ma questa ragazza con me fu super gentile, e niente affatto falsa! Mi caricò in macchina e mi portò nella strada dove il mio b&b era situato. Mi trovavo in una stradina buia, senza illuminazione, e dovevo cercare un numero su un portone, ma il problema era che non si vedevano neanche i portoni! Poco a poco i miei occhi si abituarono alla poca luce, e trovai un cancello con su scritto "B&b Binot" - con la dieresi sulla "o". Il cancello era aperto, perchè vi era appena entrata una ragazza, e così la seguii ed entrai pure io. Bè, davvero mi sembrò di entrare in un mondo di fate. Sembrava un giardino incantato. La ghiaia bianca faceva da sfondo a prati ben curati e raccolti, dove troneggiava un albero tutto addobbato a festa. Qui e là siepi e aiuole completavano il paesaggio. Tutto molto piccolo, e per questo veramente delizioso. Daventi a me c'era una casa su due piani, con tante finestre, e una porta a vetri da cui si intravedeva l'interno, molto accogliente, sul rosso. Timidamente bussai. E non venne ad aprirmi uno Gnomo - come mi sarei aspettata - ma un uomo di circa 40/45 anni, con una bella faccia sorridente. Aveva un mestolo in mano, e stava evidentemente cucinando. Mi accompagnò fuori, su per una scaletta, e mi fece vedere la mia stanza, che in realtà era un appartamento. Anche in quel caso, rimasi a bocca aperta. Ne era valsa la pena, di arrivare lì scalza, con un passaggio, al freddo, per vedere quella meraviglia. Un trilocale, in pratica, piccolo ma arredato con un gusto incredibile, tutto di legno, tra i colori verde, marrone e azzurro. Il proprietario - che alla fine forse era davvero uno Gnomo travestito da Essere Umano - mi diede le indicazioni necessarie e se ne andò. Quando vidi il letto, mi sciolsi: era un fantastico letto morbidissimo con super piumone, e mi dannai l'anima per non potermi gettare subito lì dentro, da buona Principessa Sprofondina quale io sono, e dormire della grossa. No. Dovevo uscire a cena. Con l'amico che non si era fatto vivo, per giunta. Chiamiamolo Carlo. Tanto è il suo nome...



Alla fine riuscii ad andare a cena. Non vedevo Carlo e Giorgio da circa 10 anni, e devo dire che mi fece un certo effetto. Carlo adesso ha 34 anni, gli hanno asporato un tumore, l'hanno operato al cuore, ha una figlia di 2 mesi e sembra che per lui gli anni non siano passati. Con invidia lo guardavo cercando di carpirgli il segreto. Giorgio, invece, è cambiato eccome. Ha messo su un po' di carne, ha il viso più pieno - anche se sempre molto severo - ed è rimasto disilluso come 10 anni fa. Sono io che mi sento cambiata. Chissà se anche loro lo percepiscono. Sono seduta in mezzo a loro, e mi sento così diversa. Così cresciuta. Magari è solo un'impressione. O un desiderio. Di non sembrare la ragazzina spaurita e incapace di vivere che ero allora. Ma loro sanno delle cose, e sapere che loro sanno mi fa un po' tremare. Ma scrollo le spalle e faccio finta di niente. La sala della pizzeria è piena di russi. D'altronde, il giorno dopo ci sarà la conferenza su Chernobyl e la Cecenia, dunque è logico che ci siano un sacco di russi e di traduttori. Tutti parlano russo, e io mi sento malissimo. Ma non per il russo. Mi sento terribilmente fuori posto. Mi chiedo: "Ma che cavolo ci faccio qui?". Ah, già, il tesoro. Sono qui per trovare il tesoro nascosto. Ok. Focalizza. Ancora. Ok. Ci sei.

La notte torno a dormire nel mio b&b da favola, ma non dormo molto. Nonostante la morbidezza incredibile del mio lettuccio, un misterioso principe mi teneva sveglia perchè partiva per le terre del nord, e tutta la notte non ho fatto altro che svegliarmi continuamente e riaddormentarmi. La mattina c'era la famosa conferenza su Chernobyl e la Cecenia. Dopo un'ottima colazione ho lasciato a malincuore il mio rifugio, e Carlo è passato a prendermi. La conferenza si teneva in un capannone fuori Carmagnola, in piena campagna. Faceva freddo, ma c'era il sole e l'aria era limpidissima. C'era parecchia gente, venuta apposta per ascoltare ciò che scienziati, politici, giornalisti e preti erano venuti a raccontare. I temi erano due: l'impatto del nucleare - con riferimento a Chernobyl - e la politica oscurantista del governo russo su temi quali nucleare e minoranze etniche. Il primo a parlare fu anche l'oratore più interessante: uno scienziato russo imprigionato per le sue denunce su Chernobyl. Un uomo spesso, serio, bondiccio, con occhi azzurri attenti. Molto bravo, pensavo mentre lo ascoltavo. Quest'uomo non solo ha vissuto esperienze difficili, ma le sa anche raccontare. Non è facile. Parlava ovviamente in russo, e accanto aveva la traduttrice, ma lo avrei ascoltato anche se la traduzione non ci fosse stata. Molto sicuro di sé e tranquillo, parlava in piedi, con calma, scandendo bene parole che noi non comprendevamo. Un uomo affascinante, pensavo. 
Meno affascinanti gli altri che hanno parlato dopo: una giornalista, il presidente di un'associazione che si batte per le vittime di Chernobly, una semplice cittadina. Tutti con storie drammatiche alle spalle. Ad un certo punto, però, dopo due ore e mezzo di monologhi senza pause, ho cominciato ad osservare i parlatori sotto altri punti di vista. Non solo ascoltavo ciò che dicevano, ma osservano anche come lo dicevano. Purtroppo è molto difficile parlare in pubblico, non tutti sono bravi, e infatti il problema era proprio quello, pensavo mentre osservavo queste persone sedute, con la testa bassa, che guardavano a terra e parlavano a voce fioca. Certo, ciò che raccontavano poteva forse bastare a catturare la mia attenzione...forse... 
Comunque quattro ore di conferenza sono decisamente troppo, la mattina...


Alla fine qualche idea in testa la avevo - portare l'associazione organizzatrice della conferenza "Un mondo in cammino" a Genova, o magari anche solo Carlo e i suoi libri -  e sono andata via da Carmagnola con la testa piena di pensieri e di idee. Fuori dal capannone c'erano dei bellissimi alberi, e ho fatto qualche scatto. 



Poi Giorgio mi ha accompagnato alla stazione, e ci siamo fermati in un bar a chiacchierare. Giorgio non è cambiato dentro. Fisicamente, sì. Ma dentro, è rimasto disilluso. Da l'idea di una persona terrorizzata dalla vita e dalle persone, e che per questo si costruisce un personaggio che lo ripara da tutto questo. Lo osservavo mentre beveva la sua birra e parlava dei suoi rapporti con la sua "simil-ragazza". Mi faceva tenerezza, in realtà. Mi dava i consigli. Ad un certo punto mi ha detto "Ecco, tu, ancora non hai l'ansia di avere figli. Aspetta di avere qualche anno in più e verrà anche a te". Sono cose che mi fanno molto sorridere, queste...Aspetterò, ho pensato. Ma se vorrò fare un figlio non attenderò che il desiderio spasmodico di farlo si impadronisca di me. Al massimo sarà il contrario. 


Prendo il treno e volo a Torino. La città in questo periodo è splendida. Addobbata a festa, sembra fiorita, luminosa e piena di vita. La stazione è completamente nuova, tutta bianca, ci sono anche i bidoni per la raccolta differenziata. Davvero bella. Cammino per via Roma, piena di gente e di bancarelle che vendono prodotti tipici e caldarroste. Sono di corsa, ma piazza San Carlo mi lascia senza fiato. In piazza Castello, davanti al Teatro Regio, incontro Andrea. L'ho conosciuto sul treno di ritorno da Forlì. Ci siamo scritti per un po' sulla chat di facebook, e abbiamo deciso di conoscerci meglio "live". Andrea ha due occhi caldi color ambra, uno sguardo amichevole, è alto coi capelli scuri ed è decisamente una persona piacevole. Mi accompagna al mio b&b, un appartemento molto bello all'interno di un palazzo antico dietro piazza Castello. La casa è molto moderna ma in legno, con colori caldi e un cagnolino che ci accoglie timidamente. Andrea mi lascia: fra poco deve essere in Teatro. Lui suona la viola nell'orchestra e stasera va in scena la Cenerentola di Prokofiev. E io sono invitata. Penso che sono fortunata. Che non so se me lo merito. Che in questo periodo raccolgo cose che mi capitano in mano e che si rivelano d'oro. 


La messa in scena della Cenerentola è molto moderna, mi dice una signora seduta vicino a me. Io non so, non me ne intendo, ma mi piace molto quello che vedo e sento. I ballerini mi sembrano bravissimi, e le coreografie mi trasportano in un mondo alternativo, magico. Sono stanca, stanchissima, ma lo spettacolo mi piace moltissimo, e resisto. Alla fine con Andrea andiamo a mangiare in un localino lì vicino. Chiacchieriamo molto. Lui è davvero la persona ideale con cui parlare: è gentile, gli occhi spalancati sul mondo, curioso, sensibile. Mi piace molto. Sì Sì. Ci raccontiamo pezzi delle nostre vite. Lui ha 43 anni, e io 31, ne avremmo di cose da dirci...

Dopo cena ognuno a casa propria, a dormire. Io ne avevo davvero bisogno, anche perchè il giorno dopo siamo andati a Superga. Abbiamo preso il tram, e arrivati alla base, siamo andati su con...non mi ricorderò mai come si chiama...bè, è una specie di trenino antico, specifico per la montagna, che ti porta su, fino in cima. Molto panoramico. Abbiamo girellato un po', intorno alla Basilica, poi abbiamo mangiato qualcosa, sempre chiacchierando. A me intanto mi veniva in mente che sarebbe stato bello portare anche lui a suonare a Genova. Quante cose che mi vengono in mente, in questo periodo! Non riesco a star dietro a tutto. Comunque, lavorerò anche a quello. 

Mentre tornavo in treno, pensavo alla catena di eventi che mi aveva portato ad essere lì, a Superga, mentre un principe intanto se ne stava al nord, al freddo, in giro per Stoccolma. Pensavo che davvero, mi sentivo fortunata. Che alla fine le cose capitano da un niente, solo che se tu non ci sei, capitano a qualcun'altro. Tutto qui.

Lascio i link dell'Associazione che si è occupata di organizzare la conferenza contro il nucleare a cui ho partecipato:

PS: aggiungo questo video. Si tratta di un commento di Aldo Grasso alla commemorazione di Lennon, e contiene una critica alle parole dei documentari che condivido molto. Lo inserisco come pro memoria, perchè vorrei fare un post su questo argomento. Per ora, lascio il video.


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