venerdì 28 gennaio 2011

La Memoria a senso unico .

Da oggi secondo mia madre sono ufficialmente antisemita. E pazienza. Vorrà dire che mi farò una maglietta e fonderò un club. Considerato che chiunque abbia una opinione diversa dalla massa è considerato "antisemita", avrò tanti iscritti. 

Non sono un'esperta di "questione ebraica", né di storia palestinese, e ringrazio da queste pagine chi mi ha invogliato a informarmi e ad arrivare a sapere le poche cose che so sull'argomento. Dunque purtroppo non posso ergermi al di sopra di tutti, fare la saputella e dire: "Zitto, tu! Io so un sacco di cose che tu non sai!". Anche se in realtà sarebbe anche vero: qualcosa di diverso dal solito l'ho letto. Sono cresciuta come tutti in una cultura che vede l'Olocausto come qualcosa di "sacro" - lo dice la parola stessa, "sacrificio" - e soprattutto di intoccabile. Per me niente è intoccabile. Rendere intoccabile un fatto storico, o una persona, o un oggetto, significherebbe idealizzare, vorrebbe dire fare come fanno tanti popoli, che prendono una persona, appunto, o un oggetto, e lo rendono "sacro", "inviolabile", dunque anche immutabile nel tempo. Il che è profondamente antistorico, dato che la Storia, essendo una scienza, si fonda sulla ricerca continua, dunque sul movimento. I poteri assoluti nascono da questo tipo di visione, immobile e immutabile. Come pure le religioni. 

Io sono atea - ma sarebbe meglio dire "agnostica" - e antinazionalista, dunque del "sacro" non mi importa nulla, e non mi fermo davanti all'intoccabile, per quel che mi è possibile.
Il fatto che per anni, dalla mia infanzia ad ora, abbia sentito una sola voce mi ha insospettito. Insomma, non c'è dubbio che il Nazismo sia stato un disastro umanitario, ma lo sappiamo tutti che "bene" e "male" sono valori assoluti che non si possono incarnare in un essere umano, tanto meno in un popolo. Gli Inglesi che massacrarono i Nativi Americani mica erano "cattivi", ai loro tempi. Anzi, portavano civiltà dove civiltà non c'era, dal loro punto di vista. Poi cambiarono i tempi e si cominciò a considerare la cosa diversamente. Si parlò di "massacro", "carneficina" e via dicendo. Gli Inglesi in Nord America - come gli Spagnoli nel Sud o i Francesi a Hispaniola o gli Italiabi in Libia - furono "cattivi"? Bè, diciamo che non ci andarono leggeri, ma definire "cattivo" un intero popolo è antistorico, perchè non esistono la "bontà" o la "cattiveria" nella Storia. Esistono i flussi, il progresso, la situazione economica, l'opportunità. I ragazzi che andavano a "conquistare" la Libia erano "cattivi"? Direi di no. Vivevano semplicemente in quel periodo storico, dove era normale pensare che gli africani - tutti, eh! - fossero dei selvaggi che andavano conquistati. C'è chi lo pensa tutt'ora. Allo stesso modo i Tedeschi degli anni 40 pensavano così degli Ebrei. Perchè qualcuno, dall'alto, spargeva balle e fomentava odio. Il popolo è pecorone, questo è assodato. Ma cattivo, in senso morale, no. 
 

Questo io dico. Che questa Verità che ci viene srotolata lì, bella splendente, fin dall'infanzia, mi puzza di artefatto. Volendo essere molto cauti, mi vengono dei dubbi. Furono davvero così "cattivi" questi Tedeschi? Sono dunque un popolo "cattivo per natura"? C'è chi lo sostiene. "Autorevoli" studiosi, autori di saggi, lo sostengono, e nessuno gli dà dell'imbecille, come sarebbe giusto. Il massacro dei Nativi non fu egualmente crudele e spietato? E quello degli Aborigeni in Australia? E quello delle popolazioni africane? Perchè ricordiamo sempre e solo l'Olocausto? Quali interessi si celano dietro la facciata della paura dell'antisemitismo?
 

E soprattutto, cosa più importante, siamo sicuri che non ci siano voci inascoltate, voci fuori dal coro? 
 
O forse chi è fuori dal coro viene subito tacciato di antisemitismo o revisionismo per farlo stare zitto, qualunque sia la sua riflessione?

 
Perchè io non posso permettermi di criticare Israele, o di dire che FORSE - sottolineo il "forse" - dietro la Giornata della Memoria, oltre ad esserci dolore, ci sono anche un mucchio di soldi e di interessi? 

 
Pongo queste domande a chi passa di qua. So già che passerò per antisemita, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.

*neve*

6 commenti:

mp ha detto...

Mi piacerebbe molto potere offrire una risposta definitiva a quanto chiedi, ma sono sicuro che non c'è bisogno di dirti che probabilmente nessuno sarà in grado di farlo. E, neanche a dirlo, non faccio eccezione.

Con chiarezza pari alla tua, premetto che dissento fortemente da quanto scrivi. Ma, conoscendoti, non posso e non voglio considerarti "antisemita". L'idea che il disaccordo equivalga alla contrarietà è qualcosa che lascio con piacere a chi non riesce a pensare se non in termini binari.

La specificità dell'orrore nazista non si riduce ad un mero body count. Sono tantissimi gli aspetti che lo rendono un episodio pressoché unico nell'orrore che ha evocato. Per dirne uno, rispetto ai vari massacri che hai citato (e tutti quelli che NON hai citato), è il fine del massacro.

Mentre nelle guerre, o più in generale nei processi di conquista, l'uccisione dell'avversario è finalizzato al conseguimento di un obiettivo (spesso territori e/o risorse), nel caso dello sterminio degli ebrei l'obiettivo era... lo sterminio stesso! Per dire, non avendo accettato di integrarsi con gli inglesi ed avendo perso il confronto, agli indiani d'America sono state concesse le riserve. Non sto giustificando l'operato inglese, intendo piuttosto dire che se gli inglesi avessero attuato una "Soluzione Finale" contro gli indiani, questi - come popolo - ormai sarebbero solo un lontano ricordo sui libri di storia.

Per i nazisti, gli Ebrei non erano un ostacolo da fronteggiare nel raggiungimento di un obiettivo... erano l'obiettivo in ragione del loro essere. Il fatto che i vari Adorno, Levinas, Jaspers, etc. siano stati segnato a fondo dall'Olocausto non deriva semplicemente dal loro essere ebrei...

Molte altre sono le ragioni del mio dissenso nei confronti del tuo dubitare, oltre che del tuo dichiarato antisionismo.
Tuttavia non ti farò il piacere di liquidare superficialmente l'"antisionismo" come "antisemitismo". Piuttosto ti chiedo: sei sicura di aver sottoposto il tuo antisionismo a quel dubbio radicale che citi mentre parli della Shoah? E per quanto comprenda perfettamente cosa intendi dire quando dici che si tratta di due cose differenti, ti chiedo ancora: sei sicura che antisionismo e antisemitismo siano concettualmente così lontani come credi?

Per capirci, non intendo convincerti di nulla, né tantomeno che hai torto su questo o quello. Se ti ho posto delle domande non è per far vedere che ho ragione (a chi poi? boh...), ma solo perché penso che possano esserti utili nel trovare risposte alle ragioni del tuo dubitare.

Ciao.

P.S.: essendoti debitore della lettura de "Il cuore è un cacciatore solitario", provo a sdebitarmi segnalandoti, se già non li hai letti, "La Banalità del Male" della Arendt e "La Questione della Colpa" di Karl Jaspers.

neve su di lei ha detto...

Ciao Marco,

sei il primo, oggi, che mi dà una risposta stimolante ai quesiti che pongo.

Sono stanca e stufa di sentirmi ricordare che gli Ebrei sono stati sterminati, e che forse dovrei leggere libri che parlano di cose che già so, e che forse non ne so abbastanza. E' sconfortante, per me, vedere che non è concesso avere un'idea diversa, proporre uno spunto di riflessione, se non al prezzo di passare per antisemita, o di litigare, o di discutere diciamo animatamente, anche con persone a cui tengo, o di dover spiegare milioni di volte cosa intendo dire con questa o quella frase. Tutto è fraintendibile, si sa, però è veramente faticoso ogni volta dover rispiegare tutto.

Per oggi onestamente ho già dato.
Ti risponderò più accuratamente più tardi.

Per ora, grazie, grazie davvero.

*neve*

neve su di lei ha detto...

Eccomi, Marco, a rispondere più specificatamente alle tue osservazioni.

Premetto innanzitutto che è un piacere anche solo leggere come scrivi, e il fatto che tu faccia la semplice osservazione: "conoscendoti, non posso e non voglio considerarti antisemita" mi fa pensare che quel poco che ci siamo parlati ci siamo parlati BENE.

Detto ciò, non mi è chiaro su cosa tu dissenta. Dalle domande che pongo? Dai dubbi? Le uniche cose che affermo con decisione sono:
1) il fatto che per me niente è "sacro"
2) il fatto che sono atea
2) il fatto che sono antinazionalista

Per il resto, sono semplicemente piena di dubbi!

Per quanto riguarda il body count, per la terza volta oggi cito una frase del Talmud: "Chi salva una vita salva il Mondo intero" - dunque che ne siano morti 6 milioni o 1 soltanto, per me poco importa, dal punto di vista morale.

Per quanto riguarda la specificità del Nazismo, non c'è dubbio che tra i loro intenti c'era anche quello di sterminare più persone possibile. Anche se, e qui magari mi puoi illuminare tu - dico sul serio - questa cosa contrasta col fatto che i prigionieri sono sempre stati una risorsa di forza lavoro. Anche i Nazisti, come ogni altra potenza nel corso della Storia, utilizzavano i prigionieri come forza lavoro. Dunque steminandoli in realtà si toglievano una risorsa importantissima per l'industria bellica - dato che gli uomini erano tutti al fronte. Questa cosa non me la spiego molto.

Sul fatto che lo sterminio dei Nativi non fosse il fine ultimo degli Inglesi, permettimi di dissentire fortemente. Non c'erano i mezzi tecnici per farlo, altrimenti gli Inglesi non ci avrebbero pensato due volte a farli fuori tutti! L'integrazione è una balla, nessuno voleva che i Nativi si integrassero, e difatti non è mai avvenuto.

A proposito del mio antisionismo, sono antisionista come sono anticlericale e antinazionalista e molte altri "anti" ancora. Dato che il sionismo si fonda sulla convinzione che debba esistere uno Stato Ebraico, capisci bene che non ho molto altro da spiegarti. Sottolineo che per quanto mi riguarda nessuno Stato dovrebbe esistere, ma qui poi sconfiniamo in altre cose...ti basti sapere che ho ben chiare le differenze fra le due cose - antisemitismo e antisionismo - e le considero molto lontane concettualmente. Una cosa è appartenere ad un popolo, un'altra è pensare che questo popolo debba per forza fondare uno Stato.

Sono certa che tu non voglia convincermi di nulla, anche perchè, credimi, non c'è molto di cui tu mi debba convincere!

Mi procurerò i titoli che hai citato.

Grazie, spero di ritrovarti da queste parti!

*neve*

mp ha detto...

Dissento dall'idea che dietro qualcosa debba esserci sempre qualcos'altro. A volte (non so se è il tuo caso, vedrai tu...) la ricerca di una spiegazione altra finisce con il configurarsi come una sorta di esorcismo di fronte ad un orrore nudo e crudo. A volte, se non spesso, la verità è davanti agli occhi, come la nota lettera rubata del racconto di Poe. Lungi da me contestare la necessità del dubbio, ma bisogna stare attenti a non far sì che la pratica del dubbio diventi a sua volta sistematica. Lo scopo delle mie domande non era incrinare certezze o insinuare sospetti, quanto piuttosto dirti: ti sei chiesta perché dubiti? Da dove provengono i quei sospetti che ti fanno sentire "puzza di artefatto"?
A te l'ardua sentenza...

Brevemente sugli Indiani (o Nativi, se preferisci). Non intendevo dire che gli Inglesi emigrati sul suolo americano avessero come mira l'integrazione. Quanto piuttosto che lo sterminio non era lo scopo ultimo. Una volta sterminati e ridotti all'impotenza, i Nativi sono stati lasciati vivere nelle Riserve perché non costituivano più una minaccia. Erano un popolo sconfitto.

mp ha detto...

La questione degli ebrei è ben differente. La questione dello sfruttamento della forza lavoro era vera nella prima parte della storia del Reich, ma dopo il 1941, a partire dalla Conferenza di Wannsee, lo scopo della "Soluzione Finale" era l'eliminazione definitiva di tutti (ed intendevano tutti) gli Ebrei in Europa (circa 11 milioni di persone). Nella fase finale del conflitto, la deportazione degli ebrei finalizzata allo sfruttamento della forza lavoro era decisamente secondaria rispetto all'obiettivo di cancellare sistematicamente il popolo ebraico (pulizia etnica). Gli ebrei venivano rastrellati, deportati ed uccisi in ogni paese sotto l'influenza del Reich. Si parla spesso delle leggi razziali italiane, ma l'Italia non fu l'unica né la più feroce (e ben distante dall'essere la più solerte) nell'assecondare la volontà nazista. Francia, Olanda, Grecia, Bulgaria, Danimarca, etc. parteciparono con diversa intensità alla caccia agli ebrei. Basti pensare ai pogrom romeni: la Arendt racconta come il metodo romeno consistesse nell'ammucchiare su un treno migliaia di ebrei ammassati come bestie e poi lasciare che il treno vagasse per giorni senza meta per la campagna: migliaia furono i morti per stenti, fame, o addirittura soffocamento (vedi, ad es., il Pogrom di Iasi).

La causa del sionismo affonda le sue radici in secoli di persecuzioni ed emarginazione, e l'origine dello Stato Ebraico precede le vicende naziste (basti pensare al trattato di Balfour del 1917). Le persecuzioni subite dagli ebrei - in tutta Europa - durante la seconda guerra mondiale non hanno fatto altro che acuire questo bisogno.

Come sai, l'argomento è complesso e sterminato. Questi cenni sono briciole. Quindi chiudo con una domanda/riflessione. Dici che per te niente è "sacro" e che sei antinazionalista. La domanda che sorge è: sei sicura che il tuo antinazionalismo non corra il rischio di diventare a sua volta un oggetto sacro (nel senso dogmatico del termine)? Il fatto che per te nessuno Stato dovrebbe esistere tiene in considerazione le motivazioni che spingono un popolo a chiedere di avere un proprio Stato? Il sionismo non nasce con il nazismo ma affonda le proprie radici nell'antisemitismo diffuso in Europa già prima del '900 (si pensi ai movimenti migratori causati dai pogrom russi o all'Affare Dreyfus) sul quale il nazismo ha fatto leva ma che certamente non ha inventato.

neve su di lei ha detto...

Io penso che dietro ogni cosa grossa - Chiesa, Stato, Olocausto ecc... - ci siano grossi interessi, e non capisco perchè, se avanzo il dubbio che la Chiesa abbia fatto delle porcherie - per altro molte si sanno - posso trovare persone che sono d'accordo con me, e idem se lo dico a proposito dello Stato e di altre mille cose - banche, guerre ecc.
Perchè non mi è concesso dirlo dell'Olocausto? Qual'è il problema? Perchè non si può dire che dietro l'Olocausto c'è un industria? Perchè non si può dire?

Seconda cosa: i miei dubbi sono supportati, per fortuna, da - poche - testimonianze -. Cito solo "L'industria dell'Olocausto" di Norman Finkelstein, figlio di sopravvissuti. Ma bada bene, io non dubito certo che ci sia stato l'Olocausto! Perchè se pensi questo, sei veramente fuori strada! Io non sono mica cretina, mica sostengo una cosa del genere! Semplicemente non mi tornano delle cose, o meglio...ho letto testimonianze che differiscono in parte da quelle ufficiali, e che si fa di tutto per insabbiare. E questo mi scoccia, mi fa rabbia.

Ti ringrazio per avermi ricordato alcuni particolari storici. A parte la questione della forza lavoro, il resto lo conoscevo già.

Il mio antinazionalismo non è sacro, nel senso che sono anche disposta ad accettare il contrario, se qualcuno mi portasse motivazioni abbastanza valide. Fattostà che non è ancora accaduto. So bene che ci sono dei bisogni che spingono i popoli a desiderare uno Stato, e tuttavia sono anche convinta che questi bisogni siano in realtà degli obblighi e soprattutto, che siano pilotati dai pochi che poi si avvantaggiano dall'esistenza degli Stati - ovvero chi comanda. Una volta trovato un mezzo alternativo per soddisfare questi bisogni, ecco che la necessità di avere uno Stato decade. La forma Stato non è sempre esistita, e pensare che sia la cosa migliore che l'uomo può creare è superficiale, e soprattutto antistorico - dato che in tutte le epoche si è sempre pensato che la cosa migliore fosse quella presente.