giovedì 22 dicembre 2011

VIVEVO IN UN CASTELLO


VIVEVO IN UN CASTELLO

Vivevo in un castello dalle mille porte
Mia sorella ed io giocavamo ad aprirle
Prima trovai gioia
Poi malinconia
Infine il desiderio di andare via

Ora vedo una bambina
Lei canta suona, a volte gioca
Lei ha segreti che scopre o difende
Lei crede in me

Ogni tanto uscivo dal mio castello
Mi stupivo di quanto fosse bello
E affascinante o sconvolgente
Il cielo nelle notti d’estate

Ora vedo una bambina
Lei canta suona, a volte gioca
Lei ha segreti che scopre o difende
Lei crede in me

Ricordo il mistero di una stanza chiusa
E lunghi anni di attesa
Ci sarò io dietro la porta?
O soltanto una chitarra?

Ormai ogni cosa è buia là dentro
La mia piccola bambina a volte torna indietro
Misteri da svelare, storie da raccontare
La memoria si diverte ad ingannare

Ora vedo una bambina
Lei canta suona, a volte gioca
Lei ha segreti che scopre o difende
Lei crede in me
Lei crede in me
Lei davvero crede in me.

(21 febbraio 2007)

Quando scrivo o compongo una musica mi sono sempre sentita un po’ bambina: con quella curiosità, quella voglia di esplorare che è tipica dei bambini e che gli adulti tendono a perdere. Questa canzone è dedicata a quello spirito. Racconta anche del passaggio da infanzia – il castello delle mille porte, ovvero delle mille possibilità – ad adolescenza – quando scopri che oltre la gioia c’è anche la malinconia e il desiderio di andarsene di casa. Quando ero piccola, cinque anni o giù di lì, con noi viveva mia nonna, una donna molto problematica. In camera aveva un pianoforte, che non mi lasciava toccare, e ogni volta mi diceva “poi ti insegno, poi ti insegno”. Non l’ha mai fatto. “Il mistero di una porta chiusa” è quello: quel pianoforte che si nascondeva dietro la porta chiusa. Alla fine, quando mia madre mi chiese, molti anni dopo, se volevo imparare a suonare il pianoforte, io quasi per ripicca dissi “no, preferisco la chitarra”. Quando scrivo saltano fuori tante cose, che voglio dire ma che contemporaneamente per senso del pudore cerco di trasformare, e la memoria ogni tanto mi frega, mi inganna, così capita che forse tanti ricordi che ho, recenti o di quando ero piccola, possono anche non esistere, ovvero, forse me li sono inventati, per giustificare come sono adesso, o semplicemente perché sono belli da “ricordare”.

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