Aldo Grasso, commentatore televisivo che a me piace molto, a proposito di "Vieni via con me" scrive:
"Il ceto medio riflessivo ha il suo nuovo Michele Santoro. Si chiama Fabio Fazio. Confortato dal successo della prima puntata, rincuorato dalla reale difficoltà in cui si trova il premier, incoraggiato da Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre responsabile del programma (è capace di pensare la tv solo in termini ideologici, esattamente come Antonio Marano e Mauro Masi), Fazio ha deciso di invitare Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani alla prossima puntata di Vieni via con me. Staremo a vedere, ma il rischio che il programma prenda una connotazione tutta politica, tale da stravolgerne la natura, almeno così come ci era stato presentata, è forte. In un'atmosfera da martirio mediatico, ricordiamo ancora le parole di Roberto Saviano a proposito del suo desiderio di sfidare il mezzo televisivo, di confrontarsi con una nuova scrittura dove gli ospiti avrebbero dovuto funzionare da punteggiatura e i movimenti di scena da predicati verbali. Tutto finito, tutto sacrificato sull'altare dell'audience e sull'opportunità di cavalcare l'occasione. Forse insperata. Basta confrontare i commenti del giorno dopo la messa in onda del programma: erano tutti di carattere squisitamente politico, a ben pochi interessava la riuscita del programma. Saviano è stato efficace, si è davvero confrontato con una nuova scrittura? Benigni ha dato il meglio di sé? Certi duetti erano già andati in onda? Ma a chi importano queste bazzecole? Gli interventi di Saviano e di Benigni sono stati giudicati da un solo punto di vista: straordinari per i militanti di sinistra, penosi per quelli di destra. Quell'idea che, a caldo, avevamo avuto sulla prefigurazione del primo programma tv di un possibile governo di unità nazionale (ripresa poi da altri) non era dunque del tutto peregrina. Adesso, per aggirare l'ipocrita legge della Rai che vieta la presenza dei politici in certi programmi si risponde con un'altra ipocrisia: Vieni via con me è un programma di approfondimento culturale e non un varietà, esattamente come Che tempo che fa. A parte il fatto che ci sarebbe molto da discutere tra la promozione culturale (ogni opera presentata da Fazio è un capolavoro, mai sentita una qualsiasi obiezione) e cultura, resta il fatto che è imbarazzante vedere Don Abbondio vestire i panni di Don Rodrigo.
Nessuno vuole censurare nessuno: vadano Fini, Bersani e tutti quelli che gli autori decideranno di invitare; del resto abbiamo una Rai così politicizzata e così pesantemente squilibrata che è difficile scorgere le pagliuzze negli occhi degli altri. Un solo favore: risparmiateci la manfrina del programma culturale e ripensate alla promessa del «nuovo» che Roberto Saviano avrebbe dovuto mostrarci.
ALDO GRASSO"
*neve*
*neve*
4 commenti:
Una volta che Grasso tira fuori le palle. Povero santino Saviano, vaso di coccio pronto a sgretolarsi nel marasma della ricerca di voti ...
E già. Poi penso a Fazio e cade qualunque anelito di credibilità.
Controculturale è il suo modo di pensare, ora anche la critica televisiva lecca le palle di B.
Manu
Ciao Manu, grazie per il tuo intervento. Però onestamente non ho capito la tua posizione...
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